La ripartenza delle PMI dopo la pandemia. Intervista all’Ing. Gianmarco Biagi

foto 1_sito

In questi ultimi giorni molte tra i soci AISOM segnalano perplessità ne confronti del futuro che attende le imprese. Difatti, la chiusura forzata di molte aziende italiane necessaria per combattere il virus Covid-19, sta innescando una profonda, potenzialmente irreversibile, crisi del tessuto economico del nostro paese. A questa si aggiungono i dubbi sulla ripartenza.

Singolarmente o attraverso l’aiuto di Consulenti Direzionali qualificati, tutti i giorni gli imprenditori sono in prima linea per il bene delle aziende e delle tante famiglie che dipendono dal loro operato quotidiano, cercando di mettere da parte le profonde preoccupazioni e “tirano” fuori i beni più preziosi per rilanciare le aziende: esperienza, volontà, professionalità maturate in tanti anni di lavoro. Il tutto con tempi ridotti: bisogna fare presto.

Se non si interviene in modo tempestivo, utilizzando strumenti adeguati, rischieremo che la crisi sanitaria si manifesti in una ancora più profonda, prolungata e forse insanabile crisi finanziaria, che non avrà solo effetti di breve periodo ma potrebbe realmente compromettere in modo molto serio l’intero sistema industriale nazionale oltre a quello Europeo.

Cosa fare dunque per evitare che questa prima FASE 1 o un secondo contagio delle FASI 2 e 3 spazzino via il nostro sistema economico? La risposta non è semplice, ma siamo convinti che occorra che almeno l’economia Italia faccia squadra, che tutte le parti che compongono il sistema economico e il sistema sociale italiano indirizzino le loro risorse e i loro sforzi verso un unico chiaro obiettivo  il rilancio post- crisi chiamando a raccolta le tante eccellenze nazionali ai tavoli operativi con le istituzioni per ideare e pianificare azioni comuni nazionali e territoriali (ogni territorio – spesso rappresentato da filiere verticali – ha esigenze specifiche).

Quindi non si può commettere l’errore di attendere che la crisi sanitaria sia finita per poi pensare al post, questo sarebbe gravissimo. Per individuare soluzioni veloci ed efficaci abbiamo chiesto un parere all’Ing. Gianmarco Biagi, Imprenditore di grande successo Presidente di 7p9 Holding partecipazioni industriali e Presidente di Club UMIQPlus.

Grazie Ing. Biagi per il suo contributo. Quale sarà quindi il possibile scenario del mondo PMI indipendentemente da azioni di sostengo finanziario e normativo del Governo?

Le PMI rappresentano il 92% circa delle imprese italiane, e spesso sono estremamente fragili. il buco di ordinato e quindi di fatturato, insanabile almeno per i prossimi 12-24 mesi in base al settore, si manifesterà nei prossimi 3 mesi, sovrapposto in ogni caso ad uscite di cassa pur dilazionate, comportando l’inevitabile default di molte aziende. diventa quindi necessario costruire in parallelo un progetto strategico ed operativo di rilancio delle PMI post crisi, e per essere preparati a ripartire più velocemente e meglio di prima. modelli di aiuto come quello francese, valutabili come molto efficaci, serviranno a poco se non supportati da un piano di rilancio post crisi. sarà necessario migliorare il modo di lavorare, diventando più organizzati ed approfittando di questa grave crisi per impostare modelli di salvataggio ma anche modelli in grado di superare i vecchi e critici problemi delle PMI, in termini di nanismo, redditività, sottocapitalizzazione e scarsa propensione alla innovazione organizzativa e tecnologica.

Quali potrebbero essere secondo la sua opinione i plinti del rilancio?

Un piano di rilancio delle PMI. Il piano deve prevedere due macro-fasi.

La prima fase del progetto prevede il salvataggio finanziario del sistema industriale, tramite l’erogazione del danaro necessario per salvare il nostro tessuto economico, e la gestione controllata del pagamento del debito. Nonostante il decreto di ieri del PCDM, peraltro da attivare al più presto, ora, e non in mesi:

1) rivedere e facilitare i criteri di rating delle aziende da parte delle banche e dare loro maggiori strumenti operativi, così che possano agire in modo tempestivo per aiutare le imprese.

Le banche devono: erogare prestiti; mettere in moratoria i finanziamenti e i debiti in corso; prorogare i crediti commerciali, con garanzia dallo Stato.

◼ finanziamenti a tasso agevolato con un preammortamento di almeno un anno, ripagabili in 15 anni, garantiti dallo Stato sulla quota capitale al 100%, periodi inferiori o % di garanzia inferiori non sarebbero efficaci.

◼ moratorie debiti pregressi di almeno a 12 mesi con costo zero,

◼ proroghe crediti commerciali  fino a 6-12 mesi.

2) Favorire la  possibilità di finanziare le imprese agli investitori privati, anche in questo periodo, con finanziamenti a 12-24 mesi, garantiti dallo Stato sulla quota capitale almeno all’80% con la possibilità di convertibilità per gli interessi, forzando gli attuali vincoli normativi per accelerare i tempi. Incentivi fiscali per gli investitori privati che si impegnano a finanziare entro dicembre 2020.

3) Sostentamento finanziario a piccoli artigiani, commercianti, alle Partite IVA e ai professionisti un reddito “di guerra sufficiente, minimo” 1.500 euro al mese per almeno 3 mesi: essi sono filiera necessaria alle imprese;

4) azzeramento per 6-12 mesi dei debiti fiscali e previdenziali alle PMI, artigiani, commercianti, partite IVA e professionisti, al fine di bloccare licenziamenti ed evitare il blocco degli investimenti in sviluppo. Questo provvedimento a favore delle filiere più colpite ad esempio turismo e trasporti;

5) estensione della cassa integrazione per 12 mesi con obbligo di mantenimento del posto di lavoro dei dipendenti, e sospensione delle trattative sindacali per i prossimi tre mesi; se l’azienda ha rigenerato ordini si lavora anche in agosto, quindi sospensione e ripianificazione delle ferie programmate;

6) no ai “provvedimenti a pioggia” ma premiare le imprese che si impegnano a non licenziare e che fanno in tempi rapidissimi un Business Plan Strategico almeno biennale, valutato in modo ponderato, partendo dai fondamentali degli ultimi due anni. Per queste aziende è previsto l’accesso al 100% degli strumenti di aiuto, per le altre aziende solo strumenti di primo salvataggio.

Garantito il primo supporto, occorre fare piani assistiti da consulenti e manager preparati e qualificati, con piani asseverati da professionisti qualificati, secondo i criteri di massima trasparenza ed etica;

7) utilizzo di tutti i fondi regionali/comunali e delle riserve disponibili per il pagamento immediato di tutti i crediti che lo Stato, le regioni, i comuni hanno nei confronti delle imprese, obbligando le banche ad anticipare al 100% questa cassa; sblocco immediato dei fondi di comuni, provincie, regioni per erogare denaro alle aziende, sbloccando cantieri ed opere pubbliche, finanziare subito bandi in sviluppo ed innovazione, denari anticipati dalle banche anche con SAL immediato;

8) aumentare il tetto del de-minimis delle imprese da 200.000 euro ad almeno 1.000.000 di euro, al fine dii poter avere maggiori possibilità di finanziamento;

9) nomina di un commissario nazionale al di sopra di ogni sospetto e non contaminato da precedenti esperienze politiche o consulenziali alla politica e di uno per ogni regione in affiancamento ai governatori, con pieni poteri per attivare e sorvegliare tramite il proprio staff e la collaborazione delle associazioni di categoria, che il piano di salvataggio delle imprese sia messo in pratica nel modo corretto e nei tempi giusti. Il suo compito sarà quello di far funzionare la cinghia di trasmissione tra il livello delle decisioni e le banche che dovranno erogare i provvedimenti. I tavoli regionali, snelli e di piccole dimensioni, devono coinvolgere le eccellenze territoriali, imprenditori e consulenti che operano sul territorio, conoscendo le peculiarità distintive dello stesso e relative necessità. Al tavolo dovranno essere presenti anche associazioni e banche.

I tavoli regionali hanno piena autonomia rispetto a quello nazionale, che avrà il dovere di sorveglianza e di trasmissione degli strumenti a supporto definiti dal governo centrale;

10) riapertura immediata delle aziende che possono garantire i criteri di sicurezza, anche tramite controlli delle forze dell’ordine o strutture appositamente selezionate e delegate;

11) modelli come quello francese, quindi prestito immediato pari al 25% del fatturato dell’anno precedente, garantito dallo Stato e restituito a tasso zero in 15 anni, sono un forte provvedimento che potrebbe comprendere molte delle iniziative sopra riportate. Si tratta di un provvedimento da declinare poi in modo differente per le start-up, per le quali potrebbe essere una media ponderata prudente del business plan asseverato, e per le partite IVA che dovranno essere supportate in base all’ultima dichiarazione dei redditi e fino a 25 mila euro di finanziamento senza istruttoria. Ideale sarebbe lo stralcio del debito o una restituzione in tempi maggiori o superiori a 15 anni, periodi inferiori creeranno UN FORTE STRESS FINANZIARIO, quindi licenziamenti, stop agli investimenti, probabile insolvenza con effetti disastrosi sullo stato delle aziende e della tenuta sociale.

Pensa che questa manovra potrebbe essere bastevole a lungo andare ?

Uno dei grandi rischi che stiamo correndo è quello di ritrovarci tra qualche mese fermi ai blocchi di partenza. Gli altri stati europei, ma anche i grandi competitor internazionali come Stati Uniti, Cina, Canada, Giappone, Corea, stanno sovvenzionando in modo ancor più massiccio le loro imprese. Queste, al momento della ripresa dell’attività saranno pronte a ripartire come prima. Se non ci saremo preparati in modo adeguato, ci ritroveremo a perdere buona parte delle nostre quote di mercato. Oltre a quanto sopra, la debolezza delle PMI potrebbe essere oggetto di acquisizioni straniere incontrollate, anche su aziende strategiche. Per recuperare un ritardo di quel tipo servirebbero anni. Dobbiamo avere la capacità di tutelare il nostro made in Italy.

E per la seconda fase – quella non strettamente finanziaria – cosa prevedete / suggerite ?

Questa fase deve partire immediatamente dopo quella di salvataggio e deve essere conclusa entro 12 mesi da quella del salvataggio.

Bisognerà partire recuperando velocemente il terreno perduto non solo per la crisi del Covid 19, ma anche negli ultimi 15 anni. Successivamente si dovrà puntare ad una veloce crescita del nostro sistema economico lavorando per aumentare le quote di mercato rispetto al periodo pre-crisi, sfruttando questa tremenda discontinuità per creare nuovi modelli competitivi.

Per fare questo occorre che le imprese lavorino sui loro fondamentali.

Bisognerà partire dalla loro riorganizzazione per renderle più efficienti, occorrerà migliorare il loro modo di produrre. La diagnosi organizzativa veloce sarà lo strumento principale da utilizzare, eseguita tramite strumenti rapidi – collaudati e pronti subito – efficaci ed orientate e attenere:

  • aggregazioni,
  • o apertura del capitale a terzi,

Questo step permette una visione rapida ed immediata delle criticità d’azienda e di sistema da affrontare immediatamente e comprendere nel BUSINESS PLAN STRATEGICO, insieme alla crescita dimensionale, della massa critica, stabilità, sostenibilità e competitività delle imprese, adottando un approccio basato su:

  • superamento delle criticità precrisi, tipo: passaggio generazionale, nanismo, sotto capitalizzazione, reticenza alla innovazione strutturata ed alla internazionalizzazione;
  • strutturare l’azienda con un nuovo management competente, per gestire le sinergie e lo sviluppo internazionale post crisi;

I passi che dovranno essere fatti saranno, tutti o almeno parte di essi (sistema comunque efficace), i seguenti:

1) ottenuti gli aiuti di emergenza di cui sopra, ora, gli imprenditori devono impegnarsi a non licenziare, ma anche a concentrarsi sul piano di sviluppo post crisi, innovativo e alla ricerca di una maggiore dimensione aziendale e di capacità competitività e innovazione (prodotti e processi), per queste aziende, il rientro dei debiti da salvataggio dovranno essere stralciati almeno per il 30% per le aziende meritevoli che si impegnano in piano di rilancio ed a investire in innovazione e personale, la parte residua del debito sarà restituita in non meno di 15 anni, oltre a sospensione 12 mesi degli oneri fiscali e contributivi.

2) Le associazioni di categoria potranno porsi come un partner operativo per la costruzione del piano industriale delle PMI, in particolare per la messa in contatto tra imprese per aggregazioni e con capitali privati, oltre a fornire direttamente o indirettamente le competenze necessarie, interne o con consulenti e temporary manager noti e preparati. Per fare questo dovrebbero ricevere sostegno e contributi dallo Stato in modo da poter contribuire a questa “riconversione”, supportando i temporary manager ed i consulenti in quest’azione; le associazioni devono coordinarsi con i tavoli di coordinamento regionale Per sorvegliare e risolvere problemi nati dal non funzionamento della cinghia di trasmissione: stato – regioni – banche – aziende. Le associazioni ed i consulenti forniranno info strutturate ai tavoli regionali e centrali per tarare e migliorare i provvedimenti operativi (così come è’ stato per la crisi sanitaria, dagli ospedali allo stato).

3) I consulenti direzionali preparati sui modelli accreditati come validi dovranno essere al fianco degli imprenditori e insieme dovranno garantire la costruzione e lo sviluppo del piano industriale.  saranno ricompensati in parte da contributi statali per i primi 36 mesi.

4) Finanziamento a fondo perduto o credito imposta alle imprese, per i primi tre anni del piano, per tutti i costi necessari alla realizzazione di analisi organizzative e alla successiva redazione/attuazione del Business Plan Strategico purché:

– preveda forte innovazione tecnologica,

– crescita dimensionale con aggregazione, strumento necessario per operazioni di fusione e aggregazione

– rilancio dell’impresa sui mercati interni ed internazionali;

– consolidamento del capitale con nuovi investitori e nuovo equity

5) forte attacco all’evasione fiscale con mappatura immediata degli evasori grazie alla crisi, permettendo l’uscita anche con microcredito a supporto e protezione di una cultura di onestà, anche protetta dalle forze dell’ordine e dell’esercito in alcune aree di Italia. 20.000 euro a fondo perduto per start up (non solo innovative) con progetti credibili.

6) Facile e gratuito accesso a consulenza per l’internazionalizzazione, tipo ICE, con spese a carico dello stato per 36 mesi

7)  Per settore sport e cultura, con milioni di iscritti e piccole attività, tutte chiuse da mesi e a rischio chiusura definitiva per l’70% di loro con impatto sociale molto forte, svolgono un vero e proprio ruolo di supporto alle famiglie, oltre ad essere piccole imprese. Provvedimenti, oltre a quanto sopra indicato:

– sospensione affitti locali anche di proprietà di privati, per almeno 6 mesi e pagamento dello scaduto a rate in 24 mesi,

– idem per utenze.

– certezza per le società sportive del settore di ottenere il sostegno dei 25.000 euro, (oggi non certo a detta di alcune banche), con potenziale estensione dello stesso di almeno altri 20.000 ( queste aziende sono chiuse per decreto da primi di marzo e non hanno oggi, prospettiva chiara  di riapertura )

8) Provvedimenti speciali per il mondo del turismo e delle filiere connesse. Questo settore è distrutto, gli occorreranno 3-5 anni per riprendersi. Quindi l’idea è’ quella di attuare gli stessi provvedimenti per le PMI industria ma con raddoppio dei tempi di restituzione (ad esempio se passa un ritorno in 15 anni del debito per PMI industria, per turismo almeno servono almeno 30 anni).

Il Club UMIQ Plus, fondato a Bologna nel 2019, anche se al lavoro dal 2013, è una organizzazione nata grazie all’impegno di Imprenditori di successo e Consulenti direzionali di comprovata esperienza, al fine di costruire ed implementare modelli organizzativi aziendali, rivolti alle PMI, per l’eccellenza costante delle loro organizzazioni/capacità innovative/e sviluppo. Negli anni successivi il Club ha sempre operato a supporto delle imprese per il consolidamento della loro crescita e distinzione, organizzando per gli appartenenti: momenti formativi, diagnosi organizzative, convegni, master e workshop prevalentemente in modo gratuito.

Dopo il primo libro presentato nel 2012, UMIQ “Metodo Innovazione e Qualità”, che descrive una visione strategica organizzata a 360 gradi dell’impresa che vuole competere ed innovare, il Club ha recentemente concentrato la sua attenzione su innovativi modelli di crescita e sviluppo industriale delle PMI, in un nuovo libro UMIQ Plus “Una nuova prospettiva per lo sviluppo industriale delle imprese”, presentato in occasione della fiera FARETE 2019 in Bologna a settembre. UMIQ Plus descrive un modello di sviluppo industriale per le PMI, molto efficace ed applicabile immediatamente, al fine di creare crescita e sviluppo sostenibile, innovazione sistematica. Entrambe i testi sono scaricabili gratuitamente dal sito di Confindustria Emilia, ed e’ possibile partecipare a master e seminari di formazione organizzati da anni al centro di formazione FAV di Bologna. La grande esperienza professionale contraddistinta da una visione globale dell’Economia e de mercati e la passione per il nostro Paese, ci ha spinto da sempre ad operare per il suo bene,a maggiore ragione in questo momento in particolare di competizione internazionale. Il Club è stato da subito disponibile a mettere a disposizione delle Istituzioni l’ampio bagaglio di esperienze, al fine di rilanciare il Paese partendo dallo sviluppo post crisi delle PMI, quindi del 98% delle aziende Italiane. 

Ulteriori informazioni su: https://www.clubumiqplus.it

CONTATTACI

Scrivici. Ti risponderemo subito!

Sending

©2016 AISOM | Created by  logo-e-comunicazione_web

Reset della password
Per favore inserisci la tua email. Riceverai una nuova password via email.

Log in with your credentials

Forgot your details?