Il Temporary Management per competere sulla scena internazionale. Parla Maurizio Quarta

Maurizio Quarta, socio AISOM e managing partner di TM&C Advisors, è tra i massimi esperti in Italia nell'ambito del temporary management

Timori e soluzioni per competere sui mercati esteri vanno scovati fianco a fianco. E’ dentro le specificità di ogni nazione, primo costo calcolato dall’imprenditore, che ciascuna vocazione globale trova gli strumenti per sprigionarsi. O, più in concreto, le persone.

Un temporary manager pescato sul luogo può infatti rivelarsi l’unico in grado rassicurare l’azienda che ha appena stabilito una propria presenza lontano dagli occhi della proprietà. Se esiste, per i casi ed i clienti più diversi, una risposta efficace per definizione. E che AISOM, nel suo triennio dedicato all’internazionalizzazione, promuove attraverso l’impegno di uno tra i massimi esperti in Italia.

Maurizio Quarta, socio dell’Associazione Nazionale delle Imprese, è alla guida di Temporary Management & Capital Advisors. Leader in Italia nel mercato del temporary management, la società è partner fondatore di un gruppo internazionale presente oggi in 19 paesi, in cui trae da origination globale una delivery molto locale per le esigenze dei propri clienti.

Filosofia, quella di ampio respiro ma riversata su canali estremamente pratici, che AISOM alimenta per le proprie imprese dirette all’estero. Come Quarta racconta alle aziende che hanno voglia di crescere fuori dai confini nazionali: “Dobbiamo portare con noi la testa. Le imprese medio-piccole – esordisce – si dividono infatti su due approcci distinti. C’è chi cerca di vendere indiscriminatamente di più, affidandosi magari ad un temporary export manager. E’ un’ottica di breve periodo, sì legittima ma che si riduce talvolta alla ricerca di forme di finanza agevolata per questo scopo. Del tutto differente – riflette – è invece ragionare su quali sono i paesi in cui, sul lungo periodo, può essere profittevole stabilire una presenza. Acquisire aziende estere è in questo caso uno strumento diffuso per globalizzarsi. Resta però necessario comprendere qual è lo scopo. Progressivamente – spiega – è possibile far crescere la struttura stessa dell’impresa. Le prime destinazioni innescano spesso un effetto moltiplicatore, se bene identificate come epicentro per operare in aree di mercato più ampie”.

Il temporary management può essere di supporto sia nella fase più strategica di preparazione di un’operazione all’estero, sia nella fase di implementazione nei paesi obiettivo. Temporary Management & Capital Advisors opera su entrambi gli aspetti: “Nel primo caso – spiega Quarta – con manager tendenzialmente italiani, che qui fanno da strateghi per l’approdo in nuovi mercati. Più frequente ed apprezzato, nella mia esperienza è invece il caso del manager locale che salta a bordo dell’impresa nel suo paese di provenienza, in cui l’azienda italiana ha delle operazioni. Ottimo esempio il caso di un’azienda lombarda (circa 25 milioni di fatturato) che ha portato a termine un’acquisizione in Svizzera tedesca. Dopo sei mesi l’azienda si rende conto della difficoltà di controllare – e integrare – a distanza un’azienda culturalmente diversa e peraltro ancora guidata dalla vecchia proprietà: a poco servivano le visite sporadiche dell’imprenditore stesso o dei suoi manager di fiducia. L’inserimento di un manager locale come Amministratore Delegato, per sei mesi è servito – racconta – per ridisegnare la governance della controllata elvetica e per integrare pienamente l’azienda acquisita nei processi operativi della controllante italiana”.

“Peraltro – riflette ancora Quarta – succede spesso anche nei gruppi multinazionali che le acquisizioni siano fatte in fretta, per impedire ad esempio che sia un concorrente a cogliere l’opportunità, con la conseguenza di una due diligence finanziaria troppo veloce e di una sulle risorse umane praticamente inesistente: non è quindi infrequente assistere al caso di aziende nate come padronali, che una volta acquisite possono diventare vere e proprie monarchie indipendenti, in assenza di un adeguato monitoraggio da parte della controllante. Questo è spesso il mandato di un temporary manager locale”.

Il temporary management può dunque apportare all’azienda italiana che investe all’estero, specie se di piccole e medie dimensioni, competenze di alto livello e a costi comunque accessibili: “E’ proprio per raggiungere un’internazionalizzazione compiuta – pensa Quarta – che le imprese dovrebbero puntare, e spesso puntano, su manager che conoscano mentalità, usi, costumi di un mercato, specie se difficile da approcciare. E’ la cultura Temporary Management & Capital Advisors promuove e che AISOM ha sposato, con tutto il rispetto per una figura molto meno impattante sulle logiche aziendali di lungo termine come quella dell’export manager.”

Ed in Italia cresce la richiesta di strumenti per la progressiva managerializzazione delle PMI, anche a tempo. AISOM ha intrapreso la sua promozione, al fianco di Maurizio Quarta, già sul crinale della crescita, rivendicando adesso un impegno che si stagli sulla scena internazionale: “Il temporary management è arrivato in Italia nel 1987. Temporary Management & Capital Advisors è tra le presenze più note – informa – probabilmente proprio per la sua volontà, insieme a chi fa un buon associazionismo di impresa, di far comprendere i vantaggi dei servizi che tratta. Le piccole imprese italiane sono poco abituate a comprare management in assoluto. Partiamo dunque dal capire in quali casi un temporary manager può dare valore aggiunto, ma soprattutto a come integrarlo nei processi e con la mentalità tipica di un’azienda imprenditoriale. A scapito del nome – precisa Quarta – non è infatti un problema di tempo: le potenzialità sono altissime, a patto che l’imprenditore abbia ben chiari gli obiettivi dell’intervento. Avverto che sta avvenendo una crescita culturale in tal senso, in Italia, come dimostrano anche i risultati dell’indagine da me guidata nel 2015, con il fattivo contributo anche di AISOM. I risultati, confrontati anche con precedenti analisi ed indagini, dimostrano che l’opera delle associazioni imprenditoriali è determinante nell’opera di sensibilizzazione delle piccole e medie imprese. In questo quadro, AISOM sta assumendo sempre più una responsabilità ed un ruolo chiari – aggiunge -, specie adesso che ha scelto di concentrare i suoi sforzi sull’internazionalizzazione. E’ sulla sensibilità delle imprese che bisogna lavorare, per dare valore aggiunto alle imprese e perché queste sappiano metabolizzarlo per farlo divenire un fattore di successo nel medio e lungo periodo”.

Maggiori informazioni sono disponibili agli indirizzi www.temporary-management.com e www.tmcadvisors.com

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