Dott. Giovanni PIZZI – Scenari dell’economia italiana per il 2015

giovanni pizzi

Riassumere il passato per anticipare il futuro.
Fare previsioni economiche è sempre un azzardo: ci sono talmente tanti fattori influenzanti che è per lo meno arduo individuare ciò che accadrà, soprattutto se il termine di riferimento non è brevissimo. Si può delineare, al massimo, ciò che è più probabile possa verificarsi in un futuro più o meno prossimo. Per fare questo occorre, per prima cosa, sintetizzare i fattori che hanno generato la situazione attuale.

Scenari dell economia italiana per il 2015

Riassumere il passato per anticipare il futuro

Fare previsioni economiche è sempre un azzardo: ci sono talmente tanti fattori influenzanti che è per lo meno arduo individuare ciò che accadrà, soprattutto se il termine di riferimento non è brevissimo. Si può delineare, al massimo, ciò che è più probabile possa verificarsi in un futuro più o meno prossimo. Per fare questo occorre, per prima cosa, sintetizzare i fattori che hanno generato la situazione attuale.

Dall’ aumento della spesa pubblica negli anni 70 alle soluzioni di quantitative easing del 2015.

La struttura economica italiana è tuttora sostanzialmente basata sull organizzazione corporativistica, piuttosto inefficiente, che ha tra le proprie caratteristiche un enorme burocrazia statale e la mancanza di concorrenza ancora presente in diversi settori economici (banche, assicurazione, ordini professionali, ecc.).

La rigidità corporativistica era stata ulteriormente peggiorata con diverse leggi promulgate fra la fine degli anni 60 e gli inizi degli anni 70, soprattutto sul tema lavoro. Sempre in quel periodo, furono emanate leggi, soprattutto in ambito pensionistico, che costringevano lo Stato a spendere più di quanto incamerava. Tale disavanzo fu coperto fino al 1982 con la stampa di moneta da parte della Banca d Italia e poi, visto il boom inflattivo causato, indebitandosi, portando il debito pubblico ai livelli attuali. Per tale debito gli interessi sui titoli di Stato, che aumentano all aumentare dei tassi, sono tra le maggiori spese statali.

Il binomio moneta debole e debito molto elevato può essere devastante, tanto è vero che lo Stato italiano rischiò per la prima volta il collasso negli anni 1992-93.

Per questo era funzionale l’ entrata nell Euro: la base della struttura monetaria diventava solida, per cui i creditori, così garantiti, accettavano di acquistare titoli di Stato italiani ad interessi molto più bassi.

Dopo l’ entrata nell Euro, nonostante il notevole risparmio sugli interessi, il debito pubblico italiano, misurato nel rapporto debito/PIL, ha avuto un andamento altalenante. Questo perché non tutti i governi italiani sono stati disposti ad effettuare politiche impopolari atte a mettere a posto i conti, tra le quali tagli alle spese o gli aumenti di entrate (comunemente chiamate tasse).

Altro problema che attanaglia l economia italiana è la scarsa produttività: rispetto alla maggioranza dei paesi occidentali in Italia si lavora di più per produrre di meno. La causa del fenomeno risiede nel modo di lavorare delle aziende italiane, soprattutto delle piccole e medie impresa, cioè la quasi totalità. Ad esempio comparando l attività industriale italiana con quella della Germania, non si può non notare che nella piccola azienda tedesca si usano gli stessi approcci professionali, le stesse tecniche e le logiche della grande impresa, anche se adattate alle ridotte dimensioni.

Invece non solo nella piccola impresa, ma anche nella media impresa italiana, si vive, molte volte, con la logica dell improvvisazione. In altri termini la media impresa italiana come la piccola, spesse volte, non è altro che una grossa azienda artigiana, che riesce ad essere profittevole grazie ad un imprenditore grande lavoratore e a volte geniale, ma dove le decisioni sono basate sull intuito e sulla improvvisazione. Tale metodo che è decisamente meno efficiente di una gestione aziendale professionale e la grande creatività ed il gusto estetico italiano unico al mondo, non basta per colmare il gap. In compenso si ritiene che la prolungata crisi abbia sensibilizzato le piccole e medie imprese verso una maggiore managerialità, migliorando le prospettive future.

 

Il fenomeno dell’ export

Interessante è analizzare l’ export: nel 2014 l’ Italia ha avuto un ulteriore miglioramento rispetto il già ottimo 2013. Attualmente è destinata all estero circa il 30% dell’ attività produttiva, la percentuale più elevata di sempre nella storia economica d’ Italia. Ciò ha permesso di avere nel 2014 la migliore bilancia commerciale italiana di sempre, con un avanzo commerciale che sfiora i 43 miliardi di euro. Da notare che la recessione italiana iniziata nel 2008, fu dovuta soprattutto dal crollo dell esportazione verso i paesi colpiti direttamente dalla crisi immobiliare e finanziaria, che invece colpì solo marginalmente l’ Italia.

La causa del mancato incremento del PIL del 2014 non può essere quindi attribuita all’ andamento dell’ export, bensì al mercato interno: la domanda aggregata, formata dai consumi di famiglie e delle imprese (oltre che dello Stato), negli ultimi anni è crollata. Questo calo si reputa dovuto sia alla maggiore pressione fiscale, avvenuta in particolar modo nel 2012, sia ad una generale sfiducia sulla situazione economica. Questa sfiducia la si può notare osservando uno strano fenomeno: dal 2007 mentre sono diminuiti i redditi delle famiglie italiane, sono aumentati i capitali che le famiglie stesse stazionano presso i depositi bancari. Quindi la gente ha paura del futuro e per questo ha aumentato notevolmente la percentuale di reddito destinata al risparmio, a discapito della quota parte destinata ai consumi.

 

Probabili scenari del 2015

Per definire quelli che sono gli scenari più probabili del 2015 occorre infine tenere presente gli ultimi avvenimenti economici: il miglioramento di molte economie estere, la diminuzione del prezzo del petrolio e delle materie prime in generale, il forte indebolimento dell’ Euro e l’ introduzione del jobs act. Inoltre occorre considerare gli effetti di EXPO 2015 e delle azioni della BCE programmate, tra le quali il quantitative easing, che, tra l’ altro, produrrà un ulteriore diminuzione dei tassi di interesse sia per i prestiti alle aziende che per i titoli di Stato, liberandogli risorse per eventuali interventi economici. Infine si spera che verranno messi in pratica almeno alcuni degli interventi promessi a livello governativo, tesi a ridurre ciò che irrigidisce e blocca l’ economia italiana.

Tutti questi avvenimenti sono positivi, per cui è facile prevederne una ripresa economica italiana per il 2015, il difficile è determinarne l’ entità. Per prima cosa si ritiene vi sarà un ulteriore incremento delle esportazioni, del resto negli ultimi anni, malgrado l euro forte, vi è stata una crescita continua delle vendite all estero; con l’ indebolirsi dell’ Euro i nostri prodotti saranno più convenienti con ovvi effetti sulle vendite. Inoltre occorre considerare i risparmi di aziende e consumatori sui carburanti e sull’ energia elettrica, i cui prezzi sono direttamente dipendenti da quello del petrolio.

Altro aspetto da considerare è il prolungato rinvio di molti consumatori e imprenditori degli acquisti di un certo peso in attesa di una situazione economica più sicura: se questi reputassero l eventuale miglioramento economico duraturo, potrebbero ritenere arrivato il momento per dare avvio alle spese rimandate negli ultimi anni.

In altri termini, l iniziale miglioramento economico potrebbe innescare una sorta di circolo virtuoso dato che comporterebbe maggiore produzione quindi maggiori investimenti aziendali e relativi assunzioni di personale, quindi un miglioramento generale dell economia e delle le aspettative dei consumatori e degli stessi imprenditori. Con il miglioramento delle aspettative potrebbero effettuarsi i consumi e gli investimenti da tempo rimandati e, se ciò accadesse, si riverserebbe nel mercato interno un ulteriore incremento dei consumi e di ordini aziendali.

A questo punto l’attività produttiva verrebbe ulteriormente incrementata determinando nuove assunzioni quindi maggiore reddito medio delle famiglie e maggiore possibilità di spesa e così via.

Se tali congetture sono corrette e confidando nell assenza di catastrofi quali guerre o calamità simili, nel 2015 la ripresa dovrebbe essere piuttosto sostenuta, soprattutto nel secondo semestre e l aumento di PIL potrebbe essere anche superiore al 2,5%.

Dott. Giovanni Pizzi Economista d’ Impresa
Laurea in Economia presso l’ Università Statale di Parma
Laurea in Scienze Politiche indirizzo economico presso l’ Università Statale di Milano

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