Il Tribunale Europeo dei brevetti_AISOM intervista il Prof. Avv. Antonello Martinez

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In relazione alla possibilità che, a seguito della Brexit, il Tribunale Europeo dei brevetti si trasferisca da Londra in Italia abbiamo intervistato il Prof. Avv. Antonello Martinez – titolare dello Studio Legale Associato Martinez & Novebaci ( www.martinez-novebaci.it ) leader in Italia per la gestione di pratiche legali in merito alla registrazione di nuovi brevetti e alla protezione dell’Innovazione italiana nel mondo.

 

Avvocato che giudizio ha del recente avvallo della Presidenza del Consiglio a candidare Milano come città ospitante il Tribunale Europeo dei brevetti?

Sarebbe davvero una cosa molto positiva per tanti versi e sembrerebbe, stante quanto ha dichiarato  il nostro Ministro degli Esteri, che Milano sia davvero in pool position sulla principale rivale che risulterebbe essere, ancora una volta, Amsterdam ma, onestamente se così fosse, pur non essendo esperto di politica estera mi sembrerebbe comunque assurdo che dessero all’Olanda una nuova sede di una importante Istituzione Comunitaria dopo che poco più di due anni, era infatti il novembre del 2017, gli venne assegnata attraverso un contestatissimo sorteggio l’Agenzia europea del farmaco, a discapito proprio di Milano. Non si può dimenticare la bufera che poi si scatenò poiché l’Olanda non aveva pronta la sede per ricevere tali uffici e per settimane il tema era stato al centro di una vera e propria bagarre politico-mediatica contro il presunto complotto euro-olandese ai danni dell’Italia. La battaglia politica si era poi trasformata in una battaglia giudiziaria in quanto le istituzioni italiane avevano presentato dei ricorsi davanti alla Corte di Giustizia UE dei quali invero ancora oggi si attende il verdetto. Tra le contestazioni mosse, a posteriori, anche la scelta di assegnare l’Agenzia attraverso il sorteggio anche se, per onestà va detto, che questa ipotesi era espressamente prevista nel regolamento approvato all’unanimità dal Consiglio europeo composta da tutti i capi di Stato o di governo degli Stati Ue. Peraltro, come è noto, la consegna dell’immobile, che doveva essere costruito da zero, doveva essere effettuata a metà novembre dello scorso anno e così è infatti puntualmente avvenuto con il governo olandese che, rispettando perfettamente i tempi di edificazione, ha consegnato in data 15 novembre 2019 le chiavi del nuovo edificio definitivo ai vertici dell’Ema. Aldilà di queste considerazioni penso davvero che Milano non meriti ma strameriti di ospitare la sede unificata del Tribunale Europeo dei brevetti.

Quali sono secondo lei i principali motivi per i quali Milano meriterebbe tale insediamento comunitario?

Milano a me sembra semplicemente perfetta ed è certamente la soluzione ideale. Premetto che a me capita spesso di andare all’estero per lavoro e, senza ombra di dubbio Milano ha una caratura internazionale di assoluto e oggettivo rilievo. Milano è poi una città dove tutto funziona, dinamica, piena di idee e di persone affidabili, preparate e con un grande senso professionale ed è quindi perfettamente in grado di trasmettere questi principi anche alle persone che verranno anche dagli altri paesi per svolgere tale attività. Ha peraltro con il Pirellone una struttura non pronta ma prontissima ed è sicuramente in grado insediare perfettamente e in modo immediato sia il TUB (Tribunale unificato Brevetti) che, eventualmente, altre strutture. La cultura giuridica, le grandi capacità organizzative e gestionali dei Tribunali milanesi (ordinari, tar, etc.) è un virtuoso esempio per qualsiasi tribunale Europeo. Se poi si realizzasse quanto ipotizzato dal nostro Governo e si creasse a Torino la sede principale per l’Istituto italiano per l’intelligenza artificiale (I3A) si andrebbe a creare una sinergia tra le due città  e allo stesso tempo si andrebbe a consolidare l’asse nord-ovest del Paese e, ovviamente, tale strategia renderebbe ancora più forti sia Milano che Torino, parliamo quindi di due città di assoluto riferimento per l’industria italiana che, certamente,  farebbero quello che viene definito “sistema” per il successo e lo sviluppo di entrambe le realtà e, inevitabilmente, sarebbe di fatto un trionfo per l’Italia.

Quali sono i risvolti economici che tale ipotesi può generare?

Gli esperti parlano di un nuovo indotto diretto per Milano di circa 300 milioni di euro contro quello da un miliardo che era stato calcolato per l’agenzia europea del farmaco. Io in realtà ritengo che il solo indotto indiretto possa essere nettamente superiore a quella cifra basti pensare al numero di avvocati che dovranno venire a Milano per ogni ipotesi o adempimento processuale e non solo sempre per restare nel mio campo ipotizzo che molti avvocati si rivolgeranno ad avvocati milanesi per assisterli nel loro lavoro. Da ciò inevitabilmente si creeranno nuove importanti relazioni e sinergie che andranno a determinare nuovo valore aggiunto. Per esprimere meglio questo concetto io, spessissimo, cerco di aiutare i miei Clienti nell’internalizzazione in modo da aprirgli nuove frontiere e nuovi mercati e, quasi sempre, per offrire al mio Cliente le più assolute garanzie mi “appoggio” ad un avvocato del posto del quale ovviamente mi fido e con il quale posso evitare al mio Cliente passi avventati o brutte sorprese. Da queste relazioni si determina un nuovo fatturato per tutti che nulla ha a che vedere con il TUB ma che inevitabilmente sarebbe una sua diretta conseguenza.

C’è qualche altra considerazione che può essere fatta?

Capisco che molte persone possano non condividere questa mia tesi ma che l’Italia ospiti il TUB rispetto all’Olanda sarebbe anche un atto di giustizia di natura culturale. Da giurista non posso infatti dimenticare che la prima legge che si è occupata dell’argomento è una straordinaria legge veneziana del lontano 1474. Dalla lettura dello straordinario libro di Bruno Muraca – Dalla legge del 1474 alle privative industriali – Il Contributo italiano alla storia del pensiero – Tecnica (2013) si scoprono delle cose interessantissime che, forse possono contribuire ad avvalorare questa mia ultima riflessione. Sempre da tale testo si legge:La storia dei brevetti nel nostro Paese è complessa, e vanta nobili origini. Il 19 marzo 1474, nella Repubblica di Venezia, venne promulgato lo Statuto dei brevetti, accompagnato da queste parole: Abbiamo fra noi uomini di grande ingegno, atti ad inventare e scoprire dispositivi ingegnosi: ed è in vista della grandezza e della virtù della nostra città che cercheremo di far arrivare qui sempre più uomini di tale specie ogni giorno. Negli anni e nei secoli seguenti, agli inventori furono riservate attenzioni tra loro assai diverse, per lo più regolate da contratti di natura privata. Con l’istituzione delle grandi accademie ‘reali’ delle scienze, tra cui spiccarono in Inghilterra la Royal society (1662) e a Parigi l’Académie royale des sciences (1666), la vigilanza sull’innovazione tecnologica e sulle ‘invenzioni’ divenne finalmente un ‘affare pubblico’ gestito da apposite commissioni di scienziati. L’Accademia delle scienze di Torino, nata un secolo più tardi, fu attenta sin dalle sue origini a «procurare qualche reale vantaggio alla Comune Società», come si poteva leggere nell’art. 3 del suo Regolamento annesso alle lettere patenti del 25 luglio 1783, e l’attenzione per le innovazioni e la concessione di ‘privilegi industriali’ via via divenne una delle sue più importanti attività istituzionali nei rapporti con la società”. In tal senso non vorrei essere minimamente frainteso e non sono animato dalla benché minima vis polemica ma, francamente, non mi sembra che l’Olanda abbia in qualche modo minimamente contribuito a ciò che storicamente è stato il progresso culturale e giuridico nel campo dei brevetti ma secondo me anche questi elementi storici dovrebbero essere tenuti in debita considerazione nelle varie scelte comunitarie. Ma se un attento lettore, a tale proposito, mi contestasse che l’Olanda alla quale è stato assegnato a discapito dell’Italia l’Agenzia del farmaco benché sia risaputo che tale nazione  non abbia mai dato alcun tipo di contributo alla ricerca farmacologica internazionale mentre  l’Italia, da sempre ha espresso nel mondo della ricerca dei risultati straordinari in favore dell’umanità uno per tutti ricordo che il primo antibiotico fu identificato da un italiano alla fine dell’ottocento e che sempre ad un italiano si deve la scoperta delle cefalosporine, e se sempre tale attento lettore mi facesse un ulteriore appunto di diversa natura e cioè che l’Olanda ha circa 17 milioni di abitanti contro i 60 milioni dell’Italia, io non potrei che dire a tale lettore che ha perfettamente ragione.

Secondo lei l’Italia, che è nota storicamente come una delle Nazioni al mondo più prolifiche in innovazione, ove dovesse ospitare il TUB potrà meglio proteggere la sua “ fantasia ” e se si ciò determinerà costi più contenuti e perché?

La sua è una osservazione assolutamente pertinente. Gli esempi da me citati riguardavano solo i principali farmaci ma è un fatto assolutamente certo e misurabile che storicamente, nel complesso, l’Italia è tra le nazioni che hanno consegnato al mondo il maggior numero di brevetti. Se poi si rapportasse il numero di brevetti al numero di abitanti di ogni singolo paese credo che l’Italia sarebbe proprio il primo paese in assoluto. Non posso inoltre “malignamente” non ipotizzare che molti brevetti le cui domande sono presentate da società che hanno la propria sede in nazioni la cui incidenza fiscale del loro sfruttamento sia nettamente inferiore rispetto a quella italiana (basta vedere per esempio a Svizzera e Lussemburgo anch’esse, guarda caso, molto avanti nelle graduatorie mondiali dei brevetti) per non pensare che qualcuno dal nostro paese sia andato in altri paesi a costituire delle società che al loro interno hanno la proprietà e quindi la gestione e lo sfruttamento commerciale di tali brevetti. I dati ufficiali comunque ci dicono che negli ultimi anni l’Italia aveva rallentato ma che dal 2014 ad oggi la crescita di domande di brevetti tricolori indirizzate a Epo (l’ente europeo per i brevetti) sono nuovamente in continua crescita. Secondo il report annuale della stessa Epo del 2019 con una quota del 2,5% di tutte le domande, l’Italia rimane, comunque, al 10° posto tra tutti i paesi del mondo per deposito di brevetti. Tali dati quindi confermano che, malgrado la crisi, la tendenza di questa crescita evidente esprime l’attivismo sui brevetti presente in Italia e quindi l’aumento degli investimenti in ricerca e sviluppo e del ruolo centrale dei brevetti nella protezione legale delle invenzioni a intero beneficio dell’economia italiana. A dire dello stesso Presidente di Epo la nostra nazione ha espresso risultati particolarmente significativi nel settore dei trasporti, attualmente uno dei più dinamici e competitivi a livello globale. Oltre ai trasporti i settori dove siamo stati più presenti sono stati: Ingegneria chimica (+37%), macchinari elettrici, di apparato ed energia, dove molti brevetti sono stati richiesti nelle tecnologie delle energie pulite (+21%), delle machine tessili e cartarie (+15%). Nonostante un calo del 2,7% nei macchinari speciali che vanno a coprire varie tecnologie, dalle macchine agricole e alimentari alle stampanti in 3D, l’Italia continua comunque a mantenere, a livello mondiale, una posizione fortissima all’interno di questo settore. Va infine evidenziato che una voce autonoma e veramente in crescita esponenziale è quella che riguarda i settori legati alle scienze connesse alla vita e, segnatamente, il settore farmaceutico e quello biotecnologico. Sempre da tale report si evince anche il perché sia eticamente giusto che sia proprio Milano ad ospitare tale importante istituzione europea, infatti, a livello nazionale la Lombardia e Milano si confermano la prima regione e la prima città in classifica avendo il 32% di tutte le richieste nazionali, seguita dall’Emilia Romagna con il 17,1% e dal Veneto con il 13,5%. Le tre regioni, in tutto, contano più del 60% di tutte le richieste italiane a Epo. Lei mi chiede inoltre se i costi per gli italiani saranno più contenuti e non mi è difficile risponderle che questo è un dato certo basti infatti pensare che non ci dovranno essere trasferte internazionali per gli imprenditori e i loro team e in più non ci sarà bisogno di pagare oltre ai propri avvocati italiani anche gli avvocati nel caso di Amsterdam olandesi che peraltro, chi ha avuto modo di interfacciarsi con tali professionisti avrà avuto certamente possibilità di constatare de visu che non sono propriamente “economici”. Per quanto riguarda infine la migliore protezione dei brevetti italiani io ne sono assolutamente persuaso anche per un semplice ragionamento che, se mi consente, sono costretto a farle pur essendo certamente una considerazione faziosa ma che io ritengo assolutamente realistica… ci saranno infatti molti più avvocati italiani ad agire all’interno di quel palazzo ed essendo fermamente convinto che gli avvocati italiani siano largamente i migliori al mondo sarà assicurata in particolare agli italiani un’assistenza di livello assoluto proprio perché è storicamente evidente che Cicerone aveva saputo seminare molto bene.


Antonello Martinez, classe 1954, sardo di Oristano ma dal 1987 opera a Milano dove ha fondato uno Studio che porta il suo nome (Martinez & Novebaci). Dal 1999 è Presidente nazionale dell’Associazione Italiana degli Avvocati d’Impresa, una tra le più importanti associazioni Italiane forensi fondata nel 1947. E’ autore di numerosi libri e pubblicazioni di Diritto, è stato per circa dieci anni assistente alla cattedra di Sociologia del Diritto dell’Università Statale degli Studi di Milano, Professore a contratto presso diversi Atenei Italiani in Diritto della Comunicazione e dal 2014 al 2018 è stato Magnifico Rettore dell’Università internazionale Ludes. Insignito di numerosi premi è stato Consigliere giuridico parlamentare e dal 2010 è rappresentante ufficiale del Dipartimento Economico del Governo di Dubai in Europa.


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